Il blog delle settimane da 42 a 46 arrivera’ a breve – escludendo racconti della settimana passata a Salerno, gia’ siete aggiornati! Le ferie estive sono state concesse anche al Blog a quanto pare.
Quello che mi preme raccontare ora e’ il viaggio a Cuba, l’isola caraibica conosciuta dai cubani come El Cocodrilo visto che dall’alto ricorda la forma di un coccodrillo, con piu’ di 200 spiaggie da fotografare e da far diventare immediatamente cartolina.
Non e’ facile descrivere Cuba senza utilizzare le solite etichette che le vengono affibiate: un’isola dove sembra si sia fermato il tempo, un posto da visitare prima che subisca l’effetto capitalismo o una possibile influenza americana, un paese dove sorriso e musica sono continuamente nell’aria. Il modo piu’ semplice per me per descriverla e’ cominciare da quello che ci hanno insegnato i cubani, ed in particolare un ragazzo fantastico che lavora nei campi di Vinales: 5 sono le cose che fanno parte di Cuba. Amore, Caffe’, Rum, Ballo e Sigari. E davvero se immagino queste 5 cose, non penso ci sia altro paese al mondo che possa reclamarne i diritti d’autore piu’ di Cuba.
Se penso a queste 5 parole, mi viene in mente questo ragazzo conosciuto a Vinales, che ci ha spiegato la lavorazione di caffe e rum.
Un talento eccezionale da attore, una simpatia pura e genuina che porteremo sempre con noi come l’esempio di un giovane ragazzo cubano che ama la terra e con passione trascina i turisti in un questo mondo magico del campo immerso tra le piantagioni, il verde, l’aria pura e la constante gioia di celebrare con un bicchiere di rum.
Quella a Vinales e’stata una giornata ai limiti dell’incredibile, un’avventura cominciata dalla mattina con un taxi collettivo che ci e’ venuto a prendere alla nostra casa particulares con un ragazzo che sarebbe dovuto essere il nostro intermediario di viaggio, Premessa: non avevamo organizzato nulla, solo accordi con questo ragazzo di andare a Vinales con un taxi collettivo. Tempo 10 minuti, il ragazzo scende e va a casa, ma il taxi si popola di altre 4 persone: pronti per partire, in 8 in una macchina degli anni 50′ suppongo, la classica macchina che si vede dovunque in giro per Cuba, la Chevy. Altro che SUV!
La macchina sara’ anche della produzione di 50 anni fa, ma il mini televisore con i video delle canzoni reggeaton non manca mai. 3 ore di scomodo viaggio e arriviamo alla casa di un tizio, che automaticamente ci accompagna con il suo moderno mezzo di trasporto
da un altro tizio, che mette fine alla staffetta invisibile perfettamente organizzata alla nostra insaputa e ci affida 3 cavalli, Mojito, Mulatto e Coco Loco, e ci fa partire per questa avventura nelle piantagioni di vinales.
Qualche difficolta’ coi cavalli iniziali c’e’ stata, ma dopo aver preso confidenza, si prova una sensazione bellissima nel cavalcare un cavallo nella natura e parlare con lui. Se non fosse per il male al sedere post cavalcatura e l’abbondante pipi’ del cavallo con te in groppa ogni volta che si fa una sosta!
I mezzi di trasporto saranno anche antichi, ma si sono rilevati super efficienti e divertenti.
Ritornando alle 5 caratteristiche di Cuba..
Amore: e’ un popolo latino e come tutti i popoli latini e’ decisamente amichevole, spontaneo, a volte irriverente, ma pieno di passione. Ci si chiama “mi corazon”, ‘mi amor” e “mi vida” anche con il commesso di un negozio. Sicuramente con 3 turiste italiane sono ancora piu’ amichevoli del solito, spesso un po’ molesti, ma mai pericolosi. Dopotutto come direbbero i cubani, loro sono persone di cuore, come gli italiani.
Caffe’: come ben ci si puo aspettare da un paese con un clima equatoriale, le piantagioni di caffe’ abbondano ed il caffe’ e’ semplicemente intenso, buono, difficile trovare altri aggettivi per il caffe’. La differenza del caffe’ cubano con molti altri tipi di caffe’ prodotti in altri paesi del mondo, e’ la manualita’ che c’e’ ancora dietro la sua produzione. Tutto il processo, compreso la raccolta, e’ manuale. Abbiamo avuto la fortuna di vedere la trasformazione da piccolo frutto simile ad una ciliegia a chicco di caffe’ macinato ( a mano). E’ impressionante osservare l’ammontare di lavoro che c’e’ dietro a pochi grammi di caffe’. Abbiamo provato la miscela arabica (quella che deriva dalle piantagioni di montagna, diversamente da quella canephora/robusta della pianura). Non solo il caffe’ merita, ma anche il miele di fiori di caffe.
Rum: Mai assagiato rum piu’ buono del Rum la Guayabita del Pinar. Guayaba dal nome del frutto verde fuori e rosa dentro dal sapore delicato e asprino, Pinar da Pinar del Rio, dove viene appunto prodotto, zona Vinales.
Il gusto e’ un’esplosione soave, incomparabile. Un liquore delizioso la cui produzione e’ limitatissima a causa della scarsita’ di guayaba. Il rum nasce nelle proprie isole caraibiche, ricche di coltivazioni di canna da zucchero (pianta africana importata da Colombo) lavorate dagli schiavi afticani portati dagli spagnoli, lavoro praticamente a costo zero. Ed e’ prodotto dalla melassa della canna da zucchero – La canna da zucchero viene spremuta e poi il succo viene cotto, dalla cottura si ricava il miele detto anche melatura, separato dall’acqua. Il miele si lascia riposare fino a che non si vedono i cristalli di zucchero attaccati ai recipienti che vengono raschiati per fare lo zucchero. La parte di quella melatura che non si cristallizza mai è la melassa, che una volta fermentata e distillata, diventa il dolce e fortissimo rum. O vitamina R come lo chiamano i cubani!
Ballo: dire che si balla Salsa e’ riduttivo. Penso che qualsiasi cubano sappia ballare molto piu’ che la salsa, hanno praticamente la musica nel sangue, un naturale ritmo dolce e armonico nelle ossa.
Sigari: Ancora una volta, affascinante come vengono rullati i sigari arrotolando le foglie della pianta di tabacco.
Abbiamo imparato a fumare il sigaro dopo aver bevuto rum e intinto il sigaro nel miele. Come se fossi nata per fumare il sigaro, nemmeno la cavalcatura a cavallo mi ha potuto fermare. Una mini boss mafiosa.
Caffe, rum e tabacco sono prodotti eccezionali, destinati pero’ al 90% al governo e solo il 10% al libero commercio dei produttori. Non e’ una sorpresa visto il regime comunista. C’e’ un post che gira su facebook che semplifica le ideologie politiche attraverso una metafora con le vacche. Nel fascismo, se hai 2 vacche, il governo te le prende e ti vende il latte. Nel socialismo, se hai 2 vacche, il tuo vicino ti aiuta ad occupartene e tu dividi il latte con lui. Nel regime comunista hai 2 vacche. Il governo te le prende e ti fornisce il latte secondo i bisogni che decide per te. Non si potrebbe descrivere meglio.
Per me e’ stata un’esperienza quasi irreale vedere con i miei occhi cosa significa vivere in un regime comunista. Per anni abbiamo studiato Marx e Engels, e poi Lenin, e poi Stalin e tutta la storia russa che ne e’ conseguita, la guerra fredda, abbiamo letto Orwell, Kostler, articoli che descrivono il comunismo come la piu’ grande catastrofe dell’umanita’, sfiorando 100.000.000 vittime tra Unione sovietica, Corea del nord, Cina, Cuba, Vietnam, Cambogia e altre nazioni dell’Europa orientale. E poi giri per Cuba, avverti insofferenza e paura della crisi, ma sui muri continui inni allo spirito della rivoluzione, che infondono un senso di appartenenza e di coraggio.
Una volta i cubani venivano strettamente tenuti alla larga dei turisti per paura di un’ influenza da parte di paesi capitalisti. Internet e’ un modo di accesso alla liberta’ di ideologia e difatti non e’ diffuso. L’accesso a internet e’ ancora ristretto e controllato, si devono comprare delle carte prepagate per accedere al wi-fi in alcune aree limitate, e comunque si riesce a malapena a navigare. Senza internet, la gente si raccoglie ancora in strada a parlare e parlare. Mi chiedevo spesso cosa facevano le persone, anche in piena notte, radunate agli angoli delle strade. Niente giri di droga, semplicemente chiacchere senza un telefono in mano.
Esiste un altissimo livello di alfabetizzazione e anche le scuole sono ben tenute, ma nelle panetterie il pane viene dato ancora in mano, altro che i francesi con l’immagine della baguette sotto l’ascella.
Fino a qualche anno fa, i cubani non potevano nemmeno comprare un computer personale e gli acquisti in genere sono ancora molto limitati a causa della scarsezza delle risorse e del timido commercio. Esistono i negozi del governo, bodega, dove andare a ritirare il cibo: sono veri e propri mercati dove si va con la tessera a prelevare la razione di riso, latte e beni alimentari primari allocati sulla base del bisogno familiare presunto. Grazie alla rivoluzione, tutti hanno un pasto assicurato (sebbene la varieta’ del pasto sia povera), un tetto dove dormire e le tasse sulla proprieta’ sono inesistenti.
C’e’ una grande differenza di spirito e stile di vita tra gli inizi degli anni 70′ e la caduta del muro di Berlino e del regime comunista in Unione Sovietica. L’esodo di Mariel avvenuto a Cuba e’ uno dei tanti esempi di fuga del popolo cubano.
Fidel, personaggio a quanto pare simpatico e coraggioso, non ha fatto molto di fronte ai problemi economici post caduta della Russia, se non riconoscere che le crisi sono colpa dell’embargo e del crollo della Russia, che comportano mancanza di cibo, benzina. Vengono rubati gli animali e non solo, ci sono blackout continui ad ore predefinite. Mancano i medicinali negli ospedali, le attrezzaure sono vecchie. Attualmente Trump ha imposto un nuovo embargo che non sembra dia speranza di fine della crisi. Prima di partitre e’ cominciata una nuova crisi della benzina, di solito importata dal Venezuela. Questo blocco comporta molto altro, conseguenze sul cibo, prezzi tutto
E se i beni primari non sono reperibili, nasce inevitabilmente il mercato nero. Ma anche il mercato nero e’ stato spazzato via dal governo. Gli embarghi continuano, chiusura che a quanto pare parte anche dall’interno di Cuba e non solo da altri paesi.
Ora si stanno aprendo molto di piu’ al turismo e gli introiti sono destinati dallo Stato alla riqualificazione di molte aree, soprattutto all’Havana.
Non e’ facile capire quanto il popolo sia a favore o contrario all’ideologia comunista. Chi e’ rimasto e non e’ scappato o non aveva altra possibilita’, o ha ancora fede nel partito. Il comunismo e’ anche accettato (nessuno ha vissuto al di fuori dell’esperienza comunista), ma non sono piu’ tollerabili per i cubani le crisi continue che derivano dall’economia comunista. Storia di un’ideologia comunista degenerata? L’ideologia c’e’ di sicuro, e’ la fattibilita’ della messa in pratica il problema attuale. Per quanto sia dello spirito che il lavoro nobilita l’uomo e tutti gli uomini sono uguali, non so quanto sia positivo che un dottore guadagni gli stessi 30/40 dollari al mese che guadagna un contadino o un commerciante. Allo stesso modo non vedo piu’ attuale un regime in cui la liberta’ di espressione e’ controllata, essendo il sistema elettorale praticamente bloccato. Non credo sia concepibile governare a Cuba in modo comunista oggi, allo stesso modo in cui e’stato governato per piu’ di 30 anni con l’aiuto economico dell’Unione Sovietica, con periodi in cui i finanziamenti sono arrivati a 8 milioni di dollari al giorno. Non e’ piu’ semplicemente attuale. La rivoluzione a fine anni 50′ e’ stata grandiosa, ha dato coraggio, ha posto le basi per la liberta’, per l’alfabetizzazione, la sanita’ e istruzione pubblica gratuita, ma allo stesso tempo ha dato vita alla fine dell’indipendenza economica e della liberta’ personale. Forse e’ ora di dare la possibilita’ di scelta al popolo cubano e cercare di trovare delle soluzioni di libero mercato e commercio che allevino le sofferenze e permettano una crescita positiva e salutare del paese.
Se penso a Cuba, aggiungerei altre due parole per descriverla: cocco e mare. Peccato non essere riuscita ad arrivare a Baracoa, capitale del cocco e del cioccolato, nonche’ primo insediamento spagnolo fondato da Diego Velazquez. Siamo comunque riuscite ad ammirare e bere il cocco ovunque, con alcool, senza alcool, piccoli, grandi, tutto!
Il mare poi, cristallino, spiaggie paradiso. E incredibilmente deserte.
A parte le spiaggie dell’Havana che durante il weekend sono stracolme, rigorosamente tutti cubani che sfruttano il weekend per andare in spiaggia.
Havana e Trinidad mi hanno colpito ugualmente tantissimo.
Le strade dell’Havana vecchia e di Trinidad sono accomunate dallo stile coloniale spagnolo e da armoniosi e dolci colori pastello. Verrebbe da dire bellissime strade, ma forse l’aggettivo piu’ corretto e’ affascinanti. Decadenti, colorate e piene di storia.
Passeggiare e sbirciare dentro le case pu’ essere sorprendente. Tante sono le case particulares, chiamate cosi’ perche’ svolgono un business particolare: ovvero sono case e negozi allo stesso tempo. Possono vendere qualsiasi tipo di bene, dal cemento alla frutta. Basta affacciarsi alla finestra o alla porta e comprare, a volte addirittura a mangiare come un bar o ristorante.
Non puo’ mancare all’Havana una tappa al Malecon (il lungomare di circa 7 km)
e al Buena Vista Social Club, dal nome del gruppo di artisti cubani che a fine 900 hanno iniziato un progetto di rivitalizzazione della musica cubana degli anni 50. Per la precisione sono stati loro che hanno preso il nome del locale Buena Vista Social Club dove era in voga la musica popolare cubana negli ani 40 e 50. Piu che un locale era un’associazione culturale per la comunita’ afro cubana e ispanica. La musica cubana e’ parte dell’essenza del paese e della tradizione. E’ stato bello assistere ad uno spettacolo al Buena Vista ed alla perfomance di alcune voci che hanno fatto la storia del locale e vinto numerosi grammy awards.
Obbligatoria la tappa alla Bodeguita del Medio, locale amato da Hemingway e da me. E dal resto dei turisti immagino.
Altro locale storico dell’Havana e’ la Floridita, ma vale la pena andare solo per bere il Daiquiri visto che l’atmosfera e’ troppo turistica e artefatta.
Il cibo penso sia abbastanza buono, di sicuro non vegeteriano. Ho fatto una scorpacciata di frutta (tipici sono mango, papaya, banana, frutto rosa), riso e fagioli e uova. Per gli altri, si mangia invece molto pollo, maiale, crocchette di pescado e immancabilmente riso. Cucina con caratteristiche appunto caraibiche, la cui base e’ riso, fagioli e tostones (patatine di platano).
Il mio pasto preferito e’ stata sempre la colazione nelle case particulares dove abbiamo dormito, a base di frutta, avocado e uova. Poi incontri i cubani e alle 9 del mattino attraversano letteralmente l’autostrada a piedi per raggiungere il caretto della colazione a base di pane e maiale!
A Trinidad abbiamo provato la vera Canchanchara. Ottima.
La sera Trinidad si riempe di vita, discoteca tra le grotte o musica sulla “Scalinata”. Un piccolo paesino patrimonio dell’Unesco con tanto da offire anche per divertirsi.
Pare che anche Cien Fuegos sia molto viva di notte, noi abbiamo fatto tappa solo di giorno, ma ne e’ valsa comunque la pena!
Tra i vari cocktails tipici di Cuba (Mojito, Daiquiri, Coco Loco, Guarapo e Cuba libre), forse la Canchanchara e’ quella piu’ particolare, buona e a quanto pare anche curativa. Siamo state male fisicamente a turno ogni giorno praticamente, ma pare che il rimedio sia miele, limone e rum.
Cuba rimane nel cuore, lascia incantati e perplessi. Senti che devi ritornarci, e magari sperare che tutto sia rimasto uguale o tutto sia cambiato. E sopratutto che nel frattempo hai imparato a ballare meglio la salsa!
Con affetto,
Marti