Natale a New York. Si temeva il peggio per l’arrivo degli Argonauti negli Stati Uniti, e invece non basta un articolo di blog per descrivere queste due favolose settimane. Dopo tanti anni che viviamo separati, questa e’ stata davvero la prima volta che i Marano hanno trascorso cosi’ tanto tempo insieme, facendo una vera e propria vacanza, lontano da tutto, dai cellulari, e da tutti.
New York in poche parole: maestosa, esattamente come te l’aspetti, ma sorprendente, affollata, ma ordinata. Fredda e intelligente.
L’architettura occupa un posto a se, imponente, modernamente creativa e continuamente tendente allo scenico.
Imperdibili a NY: sicuramente i musei (che non abbiamo nemmeno lontanamente intravisto o lontanamente pensato di visitare). Varrebbe la pena visitare il MoMa!
Il ponte di Brooklyn. Bellissimo, di sera mozzafiato. Il ponte rappresenta una stupefacente e impegnativa opera ingegneristica nonche’ il primo ponte in acciaio piu lungo del mondo all’epoca della costruzione, 1883.
La statua della liberta’, o meglio della liberta’ che illumina il mondo (questo il nome completo) sull’isola Liberty Island. Gigante, simbolo degli Stati Uniti e dell’indipendenza Americana del 1776, colpita da circa 600 fulmini l’anno. La statua, 93 metri e 225 tonnellate, e’ stata donata dal francesce Bartholdi per commemorare l’alleanza tra le due nazioni durante la rivoluzione Americana e raffigura una donna in toga che tiene nella mano una fiaccola simbolo del fuoco eterno della liberta’ ed una tavola sulla quale si legge la data del giorno dell’indipendenza (4 luglio 1776), una corona a 7 punte a simboleggiare i 7 mari e 7 continenti. Ai piedi le catene spezzate, simbolo della liberta’.
Piu’ bella della statua solo la foto dei 3 fratelli riuniti!
Central Park. Potrebbe essere l’ambientazione di un qualsiasi film americano, e passeggiando per il parco ci si sente un po’ in un film. Una vista surreale tanto che e’ bella, il corso d’acqua, gli scoiattoli, i ponticelli e la pista di pattinaccio sul ghiaccio.
High Line Park, la prova di quanto possa essere stupefacente l’intelligenza architettonica Americana nel costruire un parco pubblico, verde, sui tetti di edifici abbandonati e da riqualificare, all’interno del quartiere di Chelsea.
Times Square. Non sono riuscita a trovare aggettivi appropriati. Non posso dire che sia magnifica, ma nemmeno che mi abbia lasciato indifferente. Bisogna sicuramente andarci, fermarsi un attimo e guardarsi intorno, provare stupore e orrore nel sentirsi come parte del libro 1984 di Orwell, circondati da mega schermi ovunque, che a tratti trasmettono le immagini della piazza in diretta. E tutti che guardano in alto verso gli schermi, cercando di vedere la propria sagoma saltellante e che sbraccia in aria a vuoto mentre viene ripresa dalle telecamere. Times Square e’ stato uno dei tanti posti che papa’ ha finemente definite una “carnevalata”. Mai fu usato termine piu’ appropriato per descrivere Times Square.
Mi e’ piaciuto molto anche il quartiere di Wall Street ed il memorial all’11 settembre. E’ molto toccante l’immagine di questo grande buco, dove prima sorgevano le torri, in cui cade a picco e si perde l’acqua che scorre dalle pareti.
Cio’ che non vale la pena fare a New York e’ sicuramente provare a chiamare un Uber a Times Square, visitare Rockfeller plaza, il cibo, i prezzi ridicoli ed il quartiere Soho. Da provare, invece, e’ il servizio metro/traghetto da Brooklyin a Manhattan. Oltre i musei, rimpiango di non aver assistito ad una messa gospel (programmata per il 24 notte, ma i capifamiglia erano nel pieno di un assalto profondo da parte di Orfeo) e a degli spettacoli artistici, o essere salita su qualche roof top come la terrazza dell’Empire State Building.
Anche China Town e Little Italy si sono aggiudicate il premio di “Carnevalata” assegnato dal capo spedizione. In effetti non c’e’ nulla di veramente tipico di entrambe le culture in questi quartieri, se non ristoranti, ancora ristoranti e qulche negozio di souvenir stile cinese, in cui come al solito si puo’ comprare di tutto, dal tipico gattino portafortuna cinese ad una pentola o costume da bagno, seguendo rigorosamente la disposizione ad cazzum di un qualsiasi negozio di cinesi presente anche in Italia. L’architettura e’ sicuramente diversa rispetto al resto di Manhattan, palazzi piu’ bassi e con design meno moderni. Ma apparte questo penso sia importante il simbolo che questi due quartieri in America rappresentano. Non il cibo, ma il coraggio dei primi immigrati che hanno lasciato la loro patria per cercare fortuna nella lontana e forse idealizzata America e allo stesso tempo la paura dell’inclusione o forse la passiva esclusione subita che ha portato tutti questi immigrati a ritagliarsi un quartiere solo per loro.
Little Italy nasce circa 200 anni fa, in seguito alla migrazione di italiani provenienti soprattutto dal Sud Italia (Napoletani, Pugliesi, Siciliani e Calabresi) in fuga dalla siccita’ che le campagne attraversavano nell’800 ed il permanere della stagnazione economica, della colera e della malaria. La situazione politica in Italia nel ‘900, il fascismo, non ha incentivato i migranti a rimpatriare.
Quell ache mi ha colpito, pero’ e’ la storia che ho letto su Chinatown. Quella di NY e’la Chinatown piu’ grande di tutti gli Stati Uniti e la piu’ estesa popolazione e civilizzazione del lato occidentale dell’emisfero. Come Little Italy, anche gli immigrati cinesi sono arrivati negli USA verso il 1800, sopratutto minatori spinti dalle promesse delle “montagne di oro” della California. Era circa l’anno 1840, l’anno della corsa all’oro. Verso il 1850 i cinesi venivano anche impiegati per la costruzione della ferrovia del Centro Pacifico. Non appena il lavoro per minatori e per i costruttori della ferrovia e’ cominciato a diminuire, i cinesi hanno incominciato a lavorare nel settore della lavorazione del tabacco e dell’industria tessile. Venivano assunti immediatamente grazie al fatto che i salari che erano disposti ad accettare erano piu’ bassi ed erano capaci di lavorare molte piu ore (resistenza al lavoro che vediamo chiaramente ancora oggi!). La popolazione “bianca” si e’ cominciata a ribellare all’” “invasione” cinese considerando questo popolo usurpatore di lavoro. Succedeva circa 200 anni fa, e ancora la mente umana non si e’ evoluta in tal senso. Sarei curiosa di vedere cosa ne sarebbe della nostra fantastica agricultura italiana e made in Italy Famoso in tutto il mondo se non ci fossero state persone (diverse dagli italiani) ad accettare di lavorare nei campi, a condizioni terribili e per paghe imbarazzanti. Altro che la ruspa e la ruspa, dovremmo imparare ad usarla noi in primis, ma nelle nostre terre non sugli esseri umani. Ed e’ cosi’ che l’onda migratoria cinese e’ stata spinta (o meglio respinta) verso citta’ piu’ grandi dove si potevano trovare piu’ opportunita’ lavorative. La comunita’ cinese ha sofferto di discriminazione, che l’ha portata a rinchiudersi in una comunita’ con una propria struttura interna, fatta di associazioni deputate a varie attivita’, dall’ammistrazione quotidiana della comunita’ al sistema sanitario. La comunita’ ha continuato a crescere, nonostante l’emendamento americano per l’esclusione cinese del 1882 per fermare l’immigrazione dei cinesi arrivati in America per la liberta piu’ che per il lavoro e far entrare solo chi fosse dotato di un regolare permesso lavorativo. La popolazione bianca ha cominciato ad essere davvero intollerante nei confronti dei cinesi e del loro essere disposti a lavorare piu’ ore ad un salario piu’ basso e condizioni peggiori. Inoltre l’atto di esclusione proibiva anche alle mogli e ai flgli dei cinesi gia presenti in USA di raggiungerli qui. La discriinazione pero’ e’ continuata nel tempo, e l’avere in 40 uomini cinesi ogni 150 donne cinese ha fomentato il diffondersi dei voci razziste e ad incrementare l’antagonismo e il disprezzo verso questa comunita. L’atto di esclusione cinese e’ stato revocato durante la seconda Guerra mondiale, ma in tutta onesta’ raramente vedo una pieno integrazione in genere della popolazione asiatica qui negli USA. Sono felice del recente premio vinto dalla Cristina di Grey’s Anatomy, record per essere stata la prima donna di origine asiatica (coreana) a presentare il Golden Globe e vincere piu’ di un Golden Globe Award.
Conludendo su New York, e’ ampiamente bellissima, ma non ti fa sentire a casa. Immensa, piena di turisti, e con un’identita’ culturale che in realta’ racchiude tante altre culture, nazionalita’, stili artistici moderni, in un modo diverso da come sono cucite in altre citta’ cosmopolite come Berlino. New York sembra essere meno amalgamata, meno reale e meno a suo agio, tutto elegantemente di passaggio e temporaneo. Ma il fascino che si subisce e’ impressionante.
Abbiamo passato tanti bei momenti insieme a New York, uno dei piu’ belli il giorno di natale nonche’ il compleanno di Mami, dove non potevano mancare le candeline da spegnere.
O ancora la pattinata sul ghiaccio a Central Park,
la colazione ogni mattina tutti insieme da Starbucks,
il baletto sexy del capofamiglia a Central Park,
la continua ricerca disperata di bagni pubblici (spesso introvabili a Manhattan) e di birra che a quanto pare – per il dispiacere di papa’- non e’ comunemente venduta nelle pizzetterie, mc Donald o mini market notturni.
La pura gioia di essere tutti riuniti, dall’altra parte del mondo.
Qualche giorno a New York e volo per Tampa, durante il quale per sconfiggere l’ansia dell’aereo, l’eroe Tex Willer nonche’ capostipite degli Argonauti si e’ dato alla visione dell’intero film in inglese su Netflix della vita di Stephen Hawking, con tanto di sottotitoli in inglese ed una conoscenza della lingua straniera praticamente identificabile nella sola parola “Wait”, pronunciata con insistenza robotica dal pulsante da premere al semaforo per prenotare la traversata pedonale. L’ardua e intensa concentazione di papa’ sulle immagini in sequenza (prive di un qualsiasi contenuto semantico comprensibile) tanto da chiedere aiuto sul come mettere in pausa il film durante la distribuzione di bevande e snack da parte delle hostess, e’ stato uno di quei momenti per cui varrebbe la pena acquistare un biglietto aereo.
A Tampa sono stati giorni di puro relax, tra sole, spiaggie, piscine, birra a colazione e jogging mattutino con Dani. Tutto magnifico, se non fosse per la beffa di vedere Dani e mamma (e non io, ancora infortunata) giocare una partita beachvolley con degli americani.
O per l’aver per la prima volta messo piede nell’acqua oceanica in Florida, cercando di ignorare la paura degli squali, e avvistare una pinna a meno di 20/30 metri da te dopo esattamente due minuti. O aver sentito papa’ dire che la pizza sulla spiaggia a Tampa e’ piu’ buona di quella del Trianon a Salerno.
Il mio adorato bar Whiskey Joe’s e’ stato apprezzato anche dai capi tribu’’, che sembravano aver trovato la loro dimensione ideale tanto da sentirmi minacciata per un loro imminente trasferimento in Florida.
Altre esperienze belle sono state la passeggiata per la citta’ e la messa in una Chiesa Cattolica a Tampa, in cui l’atmosfera era ben diversa da quella tipica di una messa italiana. Serenita’, armonia e maggiore coinvolgimento durante tutta la celebrazione. Il rito e’ perfettamente identico, e’ lo sprito delle persone che sembra fare la differenza. Ad aprire le porte della Chiesa ci sono dei volontari sorridenti a chiederti come stai, la messa non comincia se non ci si e’ detto prima reciprocamente buongiorno, tutti si inginocchiano durante la commemorazione dell’eucaristia (e non solo alcuni), tutti cantano (grazie anche alla proiezione su schermi delle parole delle canzoni, innovazione semplice, ma non banale), e alla fine della messa il prete chiede di chi e’ il compleanno o l’anniversario e si applaude tutti insieme al festeggiato/i.
Infine abbiamo passato una giornata ai Busch Gardens. Una specie di Mirabilandia, ma molto piu orientata all’aseptto naturalistico e con una varieta’ di animali incredibile. Dai canguri ai bellissimi fenicotteri rosa, tanto popolari in Florida insieme ai pellicani. E attrazioni spericolate da far venire le vertigine solo a guardare.
Prima figura di merda quando abbiamo urlato come disperati presi da attacco di panico su quello che in Italia e’ praticamente chiamato il Bruco Mela………..
Non poteva che essere descritta da Tex come un’altra “Carnevalata”.
Capodanno e’ stato uno dei giorni piu’ belli in assoluto passati insieme. Ormai come una vera e propria famiglia Americana, il cenone e’ cominciato alle ore 5.30 del pomeriggio, rigorosamente a base di barbecue con vista mare, e tanto vino.
Anche troppo vino, tanto da crollare verso le 9.30 di sera. Io e Dani abbiamo resistito pero’, impiegando il tempo giocando ai mimi e ai giochi di parole, e sgaiattolando come due animaletti strain in pigiama attraverso il parco di casa mia a mezzanotte, vestiti in pigiama e con due cuscini in mano, nell’intento di andare a dormire da mamma e papa’ e fare gli auguri a mezzanotte.
Poi diretti a Miami, Miami citta’ e Miami beach, distante 4 ore di macchina da Tampa attraversando strade/autostrade bellissime, ampie e spesso nel mare. Sicuramente la cosa piu’ affascinante di Miami, almeno per me, e’ Wynwood, il quartiere dove proliferano graffiti e street art. ed anche un parchimetro diventa un’opera d’arte. Per me che sono appassionata di graffiti, posso dire che e stato un sogno, come camminare per Brisotl e vedere i disegni di Banksy.
Per il resto Miami e’ Tampa un po’ piu’ grande, sicuramente famosa per la movida notturna, ma con poco altro da offrire. Spaggie belle, ma mare meno cristallino della costa occidentale della Florida.
Papa’ non poteva pero’ mancare al suo appuntamento di farsi un bagno nelle fredde acque dell’oceano.
Ultimo giorno insieme, circa due ore prima di andare all’aereoporto, scena da film: per sbaglio prendo una strada in controsenso, penso una delle poche strade che ho visto in Florida a senso unico e con un’unica corsia. Aggravanti: macchina a noleggio (le chiavi della mia machinina ancora sono disperse) non perfettamente assicurata, un volo per l’Italia da prendere da li’ a poco. Una volta capito che le machine che ti vengono incontro non stanno giocando all’autoscontro, ma semplicemente hai preso una strada a senso unico, mi accosto al volo per fare un’inversione a U ed ecco che passa la polizia in macchina. Sotto consiglio di Mamma rimango immobile nella macchina, ferma sulla mia destra della strada, nella Speranza che la tattica camaleonte funzioni anche con un SUV in moto con 4 persone dentro e accostato nella direzione opposta del senso di Marcia. Non si sa come, ma la polizia non si e’ accorta di noi ed e’ filata dritto. Quando si suol dire il culo…
Ci sono momenti, pose cossiddette rappresentative, che non si possono descrivere, bensi’ solamente mostrare, come vedere mamma e papa’ ancora schizzarsi in acqua, come vedere che il tempo passa, ma papa’ non perde mai il suo umorismo o occasione di mostrarlo (senza risparmiare nemmeno nelle fotografie), come a volte tale madre tale figlio, come spesso tale padre tale figlio, come la disperata mancanza della TV porta a guardare anche canali di meteo spagnoli pur di vedere immagini in un apparecchio, come il provare a parlare con Spiderman o con le anatre….
Siamo una famiglia mooolto particolare, ma bellissima e piena di amore. E ci sono stati quei momenti di affetto e dolcezza impagabili, che hanno reso queste due settimane la vacanza piu’ bella della nostra vita. Fino ad ora..!!
Con affetto,
Marti