Dodicesima settimana negli USA. Tre mesi.
Settimana dura al lavoro, o comunque meno rilassante rispetto ai precedenti mesi. Se prima ci assegnavamo da soli i compiti giorno per giorno da attaccare alla nostra lavagna di team, ora per 18 giorni (fino a prima delle vacanze di natale) dobbiamo seguire un piano rigido imposto dalla leadership e rispettare le scadenze ristrette, che sono circa ogni giorno / giorno e mezzo. Per carita’, non mi posso lamentare assolutamente perche’ l’orario piu’ estremo raggiunto fino ad ora sono state le 18. E comunque il clima lavorativo e’ molto creativo, libero, sereno. Nel momento in cui sono state raggiunte le ore 18, e’ scattato il gesto automatico di prendere le birre dal frigo e continuare con questo spirito guerriero alcolico come se nulla fosse.
Se vogliamo fare una pausa, basta uscire dall’ufficio e fare per una mezz’oretta una passeggiata al sole vicino al mare, o semplicemente andare in cucina per rovistare tra le migliaia di merendine, caffe e te’ di tutti i tipi e ci ritrovarsi a chiaccherare ogni volta con tante persone diverse, da ogni parte del mondo.
Oltre al lavoro, e’ stata una settimana veramente triste dopo aver appreso la notizia di Max Gazze’ in concerto a Salerno a Capodanno. E’ uno scherzo del destino, vorrei augurare tanta ma tanta pioggia durante il concerto.. tuttavia e’ quasi Natale, siamo tutti piu’ buoni, e quindi non mando alcuna maledizione. Spero almeno di essere piu’ fortunata con un concerto negli USA dei Mumford and Sons ora che e’ uscito il nuovo bellissimo album ed e’ ora di rivederli dal vivo per la sesta volta.
Settimana di delusione per essermi infortunata alla mano durante una partita di beach volley, anzi volleyball. Ormai ho imparato che in Florida non si distingue tra beach volley e volleyball come in Italia. Basta dire volleyball, e’ implicito che si giochi sulla sabbia. Non ci sono proprio strutture al chiuso dove giocare a pallavolo tantomeno nessuno e’ interessato a giocarci. L’infortunio e’ abbastanza stupido, e’ la seconda volta che mi capita sempre nello stesso punto. Dopo essere andata in giro tra diversi dottori, pare sia una cisti alla mano. In ogni paese che visito per piu’ di tre settimane, l’ospedale non manca mai. E non ce lo facciamo mancare nemmeno qui. La differenza e’ che qui l’ospedale privato e’ inaccessibile per i costi, se non hai una buona assicurazione medica da centinaia di euro al mese (e io ovviamente non ce l’ho) conviene solo sognarselo il pronto soccorso. Ed ecco che ti tocca districarti tra gli innumerevoli dottori, che pare crescano come funghi, e farti visitare nel loro ufficio, che e’ sostanzialmente una casetta come le altre, con il soggiorno come reception e qualche cartellone pubblicitario appeso all’interno (pubblicita’ di ogni tipo, anche di punture anti appetite da buon medico generalista). Il primo passo e’ trovare l’equivalente di un medico di base, che fa la prima prescrizione per i medicinali urgenti e indica lo specialista da cui andare. Impensabile andare a fare direttamente una radiografia, ci vuole la prescrizione. E la cosa non mi sorprende visto che non vendono nemmeno le lenti a contatto senza una prescrizione medica. La farmacia qui (CVS o Wallgreen) e’ assimilabile ad un comune fruttivendolo italiano, o ad un normale ipermercato domenicale: file e file di medicinali di ogni tipo, qualcuno anche inventato di sicuro (dubito che esistanto cosi’ tanti tipi di vitamine), ma rigorosamente la meta’ di questi farmaci e’ sotto prescrizione.
Ad ogni modo il dolore alla mano non mi permette di giocare e fin quando non si decide se rimuovere la cisti o meno con un intervento, mi devo fermare.
La cosa mi ha letteralmente abbattuto, proprio ora che potevo giocare anche ogni sera e avevo trovato tanti nuovi gruppi di amici con cui giocare e iniziato anche una nuova lega. Devo trovarmi nuovi hobby serali altrimenti vado fuori di testa piu’ di quanto non lo sia gia’. In questo momento sto scrivendo sdraiata sul divanetto (piu’ precisamente sul lato del divanetto a L che non abbiamo ancora rotto) del mio balconcino, con il sole che mi coccola e la vista dell’acqua.
Non e’ molto stimolante passare il pomeriggio cosi’ perche’ passa qualsiasi voglia di intraprendere nuove attivita’, ma si ha la sola sensazione di volersi far trascinare ad occhi chiusi dal tempo. Se non altro ho ripreso a leggere tanto, e sopratutto libri di astonomia. Ogni nozione che leggo e’ sempre una rimembranza di cose gia’ lette e studiate da una vita ed e’ una incredibile ed unica sensazione di pace e allegria solo mia.
Un paio di eventi carini pero’ ci sono stati. Grazie ad un’iniziativa di Deloitte in collaborazione con l’associazione Salvation Army, ho deciso di partecipare al programma “Albero degli angeli”. Si tratta di adottare un bambino tra i tanti presenti in una lista di bambini bisognosi o di teenager registrati a questa associazione dai genitori che non possono permettere di fare un regalo per Natale. Per ogni bambino della lista e’ indicato un “bisogno” e un “desiderio” espresso dal bimbo. Ho deciso di adottare Emmanuel, 6 anni. Come desiderio lui voleva avere un giocattolo della Leap frog ovvero una marca di giocattoli educativi per bambini (l’equivalente del nostro Sapientino ai bei tempi), mentre come bisogno era indicato un pigiama, calzini e mutandine. Inutile dire che mentre giravo per il negozio a comprare il giocattolo e i vestiti, mi sono commossa. Prendevo in mano i pigiamini di Superman, di Batman, e mi immaginavo la faccia del piccolo Emmanuel, quale colore o personaggio gli sarebbe piaciuto piu’. E mi chiedevo semmai quei piccoli gli sarebbero andati bene. Non possiamo incontrare i bambini di persona, penso che loro non siano consapevoli che stanno ricevendo aiuto da qualcuno che non sia il papa’ o la mamma. Ma sono contenta lo stesso, e non c’e’ spirit piu’ bello del Natale di questo. Lo devo ammettere, non mi aspettavo tanto impegno nel sociale e nella beneficenza da parte degli Americani.
Dulcis in fundo una bella notizia: c’e’ qualcuno che finalmente apprezza le mie fotografie in modo ufficiale e non ufficioso! Questa settimana ho vinto il premio per un concorso interno di Deloitte America di fotografia. Il tema era collegato alla gioia giornaliera, che aiuta a superare lo stress quotidiano lavorativo.. io ho inviato una foto scattata all’alba sotto casa durante il mio jogging giornaliero. Purtroppo il premio non e’ stato una nuova reflex, ma 50 euro da spendere su Amazon, mio nuovo migliore amico. Non e’ una gran fortuna, ma comunque e’ un piccolo riconscimento che mi ha reso tanto contenta!
Con affetto,
Marti
stupenda la foto vincente Marti
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