Viva i Padri Pellegrini per essere scappati dall’Inghilterra ed essere arrivati nell’America del Nord, dando vita alla festa del ringraziamento americana, tanto amata negli USA sia per la cena in famiglia a base di turkey (tacchino), che per il lungo ponte di vancanza di 4 giorni. Grazie ad Abramo Lincoln, il quarto giovedi’ di novembre dal 1863, periodo della guerra di secessione, e’ ufficialmente un giorno festivo in America in cui bisogna essere in pace con il mondo e grati, riprendendo la celebrazione a Dio indetta dai Padri Pellegrini intorno al 1620 per l’abbondanza e la prosperita’ del raccolto trovata in America. Pur non essendo Americana (nonostante il fatto che mi piaccia Domino’s pizza, il caffe annacquato e i colori piu’ sovietici che mediterranei stia suscitando parecchi dubbi qui sulla mia nazionalita’), ho apprezzato molto il Thanksgiving’s day e penso che il brindisi di ringraziamento sia un momento speciale, che sarebbe bello se esistesse anche da noi.. si brinda in onore di qualcosa, e si ringraziano le persone che sentiamo meritino il nostro sincero grazie. Anche se non c’entra nulla, ho assimiliato molto questo gesto al nostro scambiarci la pace in Chiesa, e penso sia veramente un simbolo carico di emozioni.
Parentesi storica religiosa apparte, ho approfittato del giorno festivo per visitare il Costa Rica! Punti salienti del viaggio: Un solo obiettivo in mente: scoprire perche’ durante i mondiali del 2006 un documentario di SKY disse che il Costa Rica era il paese con il tasso di felicita’ piu’ alto del mondo. Una parola per descrivere il paese: selvaggio. Dimensione del Costa Rica: il doppio della Sicilia. Tempo impiegato per percorrere 220 km: 7 ore.
Ho provato a fare il terzo grado in giro per il paese, ma non sono riuscita a trovare la chiave della felicita’ dei costaricani. Alcuni mi hanno risposto di essere felici in quanto rilassati. E considerato il perenne odore di marijuana a Puerto Viejo, nella costa sud orientale, penso di aver capito che medicina usino per rilassarsi. Ma se cosi’ fosse, il cronista di SKY sport avrebbe dovuto indicare la Jamaica come il paese con il tasso di felicita’ piu’ alto del mondo. E allora ho realizzato che forse alla base di questa felicita’ c’e’ un altro tipo di verde, ed e’ la natura.
Distese immense di verde pastello, che si intrecciano con lo sfondo azzurro caraibico della costa, floride piantagioni di banano e cacao nonche’ il 26% del paese considerato come parco nazionale protetto. Vivere cosi’ a contatto con la natura magari riesce davvero a cambiare l’umore delle persone e regalare armonia. Invece altre ricerche piu’ sensate delle mie attribuiscono la felicita’ del costa rica all’organizzazione del sistema pubblico, privo di un regime militare e garante di istruzione e sanita’ gratuita.
C’e’ da dire, pero’, che non si respire dappertutto aria di tranquillita’ e relax. Se l’80% di cio’ che ho visitato era caratterizzato da lentezza, un 20%, concentrato sopratutto nella capitale San Jose’, da’ la sensazione di primitiva irrequiete. Strade affollate di persone che ti guardano in modo losco, pronte a venderti qualsiasi oggetto altrimenti reperibile in un normale supermercato (che onestamente non ho trovato in Costa Rica), sputi continui in strada, nemmeno fosse la gara degli sputi contro l’India (dove non potro’ mai dimentare un cartello in un locale pubblico in cui era scritto vietato sputare, e dove starnutire o meglio soffiarsi il naso, e’ un gesto maleducato e strano rispetto allo sputare a ruota libera durante una conversazione).
Comunque San Jose presenta anche molti tratti vivaci di colori e l’arte di strada non manca, come in ogni grande citta’. Mi sono riuscita a ritagliare dei momenti alle 6 del mattino per passeggiare per la citta’ da sola, fare foto senza essere disturbata o osservata come se fossi un oggetto non identficabile proveniente dallo spazio e per non sentire i rumori del traffico.
Non appena si arriva nelle cittadine, come Limon e Puerto Limon, il traffico e’ semplicemente ridicolo, quasi comparabile a quello che si trova nella periferia di Citta’ del Messico o la mattina sul raccordo della tangenziale ovest di Milano sud. Il problema principale pero’ sono le strade. Da un lato spiagge semi deserte, acqua cristallina e oasi naturali; dall’altro autostrade inesistenti, asfalto costellato di buche e dossi e una sola strada principale che percorre le coste del paese. Non appena siamo arrivate (io e Sandy) a San Jose, abbiamo fittato la macchina per raggiungere tre nostre amiche a Puerto Viejo. Per percorrere l’unica via che conduce al sud (lunga circa quanto Napoli – Roma), ci ho impiegato piu’ del triplo del tempo che avrei impiegato in Italia. Come se non bastassero i problemi insiti nella costruzione della strada, a cio’ si aggiunge il fatto che erano montagnose, piene di tornanti, buie, avvolte da pioggia e nebbia fitta e senza accesso alla rete internet. Guidare 7 ore e mezza cosi’, con Sandy che ronfava di fianco a me, e’ stato una meraviglia assurda. Bollettino stradale dettagliato: 7 ore di guida, 3 incidenti stradali (fatti da altri, non da me!), 2 frane un paio di ambulanze e una pennichella alla guida di 5 minuti mentre ero bloccata nel traffico. Ma le scene piu’ curiose alla guida sono state quelle quando i costaricani stoppavano la macchina letteralmente nel mezzo del nulla o ancora peggio nel bel mezzo della strada o quando si intravedevano delle figure umane rischiare la vita in blocco passeggiando in piena notte ai bordi della strada tranquillamente come se fossero sul lungomare di Reggio Calabria alle 3 di pomeriggio.
Come nella maggior parte dei paesi poveri (perche’ si, la poverta’ e’ un tratto evidente del Costa Rica) non esiste la rete ferroviaria, ma ci sono innumerevoli piccolo aereoporti dove transitano i voli regionali. Abbiamo pensato anche all’idea di un volo interno, ma la recente chiusura di una delle principali compagnie aeree a causa del tasso di incidenti e’ stata un forte deterrente per l’acquisto di un biglietto aereo domestico.
Un tratto affascinante del paese sono gli animali.
Ne abbiamo incontrati tanti durante le escursioni, alcuni altamente indesiderabili come una tarantola gigante che ci ha attraversato la strada all’interno del Parco del Braullio (Parco nazionale di Braulio Carrillo), o come i serpenti all’interno del Jaguar rescue center, centro di salvataggio per gli animali. Inutile dire che stavo per sentirmi male dopo aver avuto un orribile contatto visivo con un serpente. Anche se e’ durato solo un secondo ho cominciato a sudare freddo e pensavo di svenire. Io sono felice della mia scelta di essere vegetariana, ma mi chiedo cosa passa per la testa dell’essere umano che decide di salvare animali terrificanti come i serpenti. E’ giusto che si estinguano, dopotutto sono figli dei dinosauri.
L’animale che piu’ mi ha colpito e’ stato lo slot, un tipo di scimma. Ce ne sono tre tipi diversi in Costa Rica, le piu’ belle quelle con i pannolini!
Apparte gli scherzi, i tre tipi differenti di slot (scimmia ragno, scimmia cappuccino e scimmia di cui non ho capito il nome) sono ugualmente belli e di loro ti cattura l’affascinante stile di vita. Appese a testa in giu, arrampicandosi e mangiando carote. Intelligenti, pigre e acrobate. Nulla di piu’ bello.
E poi abbiamo incontrato il Paca, incrocio tra un topo gigante ed una marmotta, che come per la tarantola non sono riuscita a fotografare perche’ ci ha tagliato letteralmente la strada senza dare nemmeno il tempo di avere paura.
Il viaggio in generale e’ stato molto rilassante, nonostante le ore passate alla guida, e ci siamo divertite tanto.
Stavo rischiando di finire in ospedale due volte: una mattina, dopo aver scambiato il cortisone per il dentrificio e aver lavato i denti per ben 5 minuti con il cortisone prima di capire che di solito il Colgate non e’ cosi’ tossico. E una sera mentre stavo per cadere brutalmente faccia a terra mentre mi arrampicavo tra i mobili – a quanto pare poco resistenti – della nostra cabina (casetta tipo bungalow tipica del posto) cercando di catturare con il metodo dei due bicchieri che si congiungono vermi e insetti sparsi per le pareti della camera. Praticamente per non ammazzare un diamine di insetto, mi stavo spaccando la testa.
Il cibo e’ molto semplice e poco variegato, ma non di meno buono. Pinto dovunque, cioe’ piatto di riso e fagioli (a colazione, pranzo e cena) e patate fritte di banana, deliziose! Tanto cioccolato e tanto buon caffe’. Essendo un paese di mare, si mangia anche tanto pesce, ma ovviamente non ho osato nemmeno odorarlo da lontano.
L’esperienza piu’ bella l’ho vissuta a Manzanillo, dove io e la amica Elizabeth abbiamo deciso di avventurarci all’avanscoperta della giungla mentre le altre hanno deciso di godersi beatamente il sole. Un’avventura nel pieno senso della parola, difficile da attraversare fisicamente per il fango, le fosse e le piante piene di spine o animali. Percorsi quasi sempre inesistenti o da arrampicare piu che camminare. Ma mi e’ piaciuto tantissimo e penso che nel prossimo futuro una tappa sara’ la foresta amazzonica!
Vorrei condividere un’ultima cosa che mi ha colpito all’aereoporto di Orlando. Una ragazza che nell’attesa del suo volo, ha deciso di ascoltare chiunque avesse voglia/bisogno di parlare. Una ragazza dolcissima, pura, e le ho promesso che avrei condiviso questa esperienza sul mio blog. Ce ne vorrebbero di piu’ di persone cosi’ nel quotidiano!
Con affetto,
Marti